Domenica scorsa 18 novembre, Mons. Gerhard Ludwig Muller (arcivescovo e teologo tedesco, attuale prefetto per la congregazione della dotrina della fede) ha pubblicato sull’Osservatore Romano un articolo dal titolo “Un perdono che non è solo una parola”.
Nel testo si sottolinea come la struttura che il sacramento della riconciliazione aveva nella forma antica fosse volto a rimarcare che “tutta la Chiesa partecipa al processo penitenzile. Tutti accompagnano il peccatore intercedendo e pregando per lui e sostengono la sua volontà di convertirsi. Al sacerdote (…) spetta l’attuazione autoritativa della riconciliazione o della promessa del perdono mediante l’assoluzione.”
Il fatto di vivere questa dinamica è centrale e particolarmente evidente anche in Giovani & Riconciliazione. “I giovani del servizio confessioni, rappresentano la Chiesa che non ti lascia solo, ma desidera il tuo perdono, ti accompagna ed è pronta a fare festa con te!” (dal libro “Credo nella Riconziliazione, il Sacramento della gioia”, don Luca Ferrari).
Mons. Gerhard Ludwig Muller prosegue poi considerando come “il sacramento della confessione si rivela necessario non soltanto per ottenre il perdono dei peccati commesi dopo il battesimo. (…) Lo stesso Spirito Santo effuso da Gesù continua ad agire e ricreare il cuore dei fedeli, diventando legge di vita per un’esistenza convertita a penitente”.
Concludendo e citando il papa Benedetto XVI si considera la centralità del sacramento della penitenza che “è uno dei tesori preziosi della Chiesa, perchè nel perdono si compie il vero rinnovamento del mondo. Nulla può migliorare nel mondo se il male non è superato. E il male può essere superato soltanto con il perdono.” (Benedetto XVI, omelia nella solennità di Pentecoste, 15 maggio 2005).
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