Così si è espresso Mons. Nikyel, reggente della Penitenzieria apostolica in occasione del secente simposio di studi organizzato dalla penitenzieria stessa.
vi riportiamo l’intera intervista che Mons. Nikyel ha rilasciato a Fabio Colagrande:
D: il tema della Confessione non rischia di essere scarsamente considerato in un’epoca di eclissi del senso del peccato?
R. – Riflettere sull’evoluzione storica, canonica e pastorale della prassi penitenziale e del sacramento della penitenza, come pure della Penitenzieria Apostolica, non sono temi che ci richiamo un passato ormai non più esistente. La Confessione sacramentale è ancora oggi la linfa vitale della Chiesa. Infatti, il Simposio di quest’anno si svolge in concomitanza con la conclusione dell’Anno della Fede che – come si è potuto costatare – ha registrato a Roma una presenza numerosa di pellegrini provenienti da tutto il mondo per rinnovare la loro professione di fede.
Tanti sono stati i pellegrini che si sono accostati al sacramento della riconciliazione nelle diverse Basiliche Papali in Urbe. I nostri Penitenzieri minori ci informano entusiasticamente che, i tanti pellegrini che ogni mercoledì, il giorno dell’Udienza Generale oppure alla domenica quando accorrono a Piazza San Pietro per ascoltare le parole che il Papa rivolge all’Angelus,
si accostano con maggiore fiducia e sincero spirito di pentimento al sacramento della confessione. Anche le Chiese nei dintorni del Vaticano sono piene di fedeli che chiedono di confessarsi e di dedicare del tempo alla preghiera. Papa Francesco, più volte nei suoi discorsi ed interventi pubblici, sta invitando a non avere paura di chiedere perdono a Dio perché Egli è felice quando ci dona la Sua misericordia. Infatti, incontrando i Penitenzieri minori della Basilica di Santa Maria Maggiore, all’indomani della Sua elezione pontificia, ha detto loro:
”Misericordia, misericordia, misericordia. Voi siete confessori quindi siate misericordiosi verso le anime”.
D. – Perché, secondo lei, a Papa Francesco, sta tanto a cuore questo aspetto della vita cristiana ed ecclesiale?
R. – Perché la misericordia di Dio è il cuore dell’annuncio evangelico. Gesù è venuto a salvare chi era perduto. Papa Francesco insiste molto nel trasmettere che Dio è misericordia infinita perché vuole suscitare nel cuori degli uomini di buona volontà
la fiducia e la speranza che nella vita i cambiamenti sono sempre possibili. E’ sempre tempo di conversione e di salvezza. Egli desidera che la Chiesa si mostri al mondo come Madre e Maestra di misericordia, come “la casa di tutti, i più forti e i più deboli, i peccatori, gli indifferenti, coloro che si sentono scoraggiati e perduti”. E le ricadute positive di queste esortazioni da parte del Santo Padre sono davvero innumerevoli. Da diverse parti del mondo, infatti, anche dai nostri Penitenzieri minori – come già ho detto – ci giungono le informazioni sul notevole risveglio della gente, dei nostri fedeli che si accostano con maggiore fiducia e sincero spirito di pentimento al sacramento della confessione.
D. – Ci sono altri aspetti che la colpiscono particolarmente dell’azione pastorale di Papa Francesco?
R. – A me personalmente, di Papa Francesco colpisce non soltanto il suo essere annunciatore della Divina Misericordia, ma il suo farsi Pastore buono e misericordioso. Colpisce la Sua bontà di cuore nei confronti di tutti, senza distinzione di persone, la spontaneità e capacità di ascolto della gente, il suo andare continuamente in ricerca dei poveri, dei bisognosi e dei sofferenti. La gente sente vicino il Papa, avverte che non è distante dai lori problemi e dalla loro vita. Avendo avuto la gioia di incontrare personalmente il Santo Padre, in questi ultimi mesi, ho potuto costatare quanto Egli è vicino alle nostre vicissitudini e a quelle dei nostri cari. Questa Sua generosità d’animo, la Sua tenerezza, viene percepita anche tra noi nel nostro Dicastero, denominato “il Tribunale della Misericordia”. Nella preghiera del quotidiano Angelus Domini preghiamo sempre per il papa Francesco e per il suo ministero petrino.
D. – Quali sono, in conclusione, le sfide e le speranze legate a questo IV Simposio della penitenzieria?
R. – Ci auguriamo che anche il nostro Simposio, attraverso l’approfondimento dell’evoluzione storica, canonica, liturgica e pastorale del sacramento della penitenza, aiuti le persone a riscoprire ed apprezzare sempre meglio la gioia di sentirsi amati e perdonati dal Padre,
ricco di misericordia; che i confessionali vengano ancora di più frequentati dai nostri fedeli come luogo privilegiato per fare esperienza dell’Amore di Dio più grande di ogni peccato. Amministrando il sacramento della riconciliazione, si presenta al sacerdote una valida occasione di evangelizzazione e di annuncio della buona novella.
Evangelizzare non è soltanto portare una dottrina, annunciare delle verità. Evangelizzare è soprattutto proclamare la buona notizia evangelica capace di toccare il cuore degli uomini e di aprirlo all’accoglienza dell’amore di Dio.
fonte:http://www.news.va/it/news/simposio-della-penitenzieria-mons-nykiel-grazie-al