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Giovani e Riconciliazione
24 Ottobre 202124 Ottobre 2021

Non ho tempo per confessarmi: non voglio lasciare spazio.

Cosa mi spinge a prendermi tempo per pensare alle mie colpe e a confessarmi? Non ho già tanti pesi da portare?

Forse è il momento di iniziare a capire tutto quello che contiene questo termine: c’è tanto nascosto dietro alla “semplice” accusa dei miei peccati. Prima di tutto “confessare” significa “riconoscere” e ci sono molte cose che posso riconoscere nella mia vita. Riconoscere che Dio mi viene incontro in modo visibile e personale, che mi guarda in Cristo Gesù, che nello Spirito Santo posso rivolgere il cuore al Padre, in modo sempre più consapevole, vivendo personalmente questa appartenenza. Prepararsi alla confessione significa quindi che mi prendo del tempo per me, per stare con Dio, per parlare di tutto. Ogni atto di perdono comporta una reciprocità, rivelando in modo limpido quanto il mio rapporto con Dio rischi di essere raro e lontano. Posso entrare, nella libertà, a partecipare alla vita stessa di Dio, in questa bilateralità dove capisco quanto Lui sia interessato a me e desideri lo stesso da parte mia. Quando mi avvicino alla Riconciliazione tendo a una piena e perfetta armonia con Dio e con i fratelli. Difatti chi non può ricevere l’assoluzione è invitato comunque a entrare nell’ambito sacramentale, per vivere l’esperienza della grazia disposta nella celebrazione.

La confessione non è solo confessio peccatorum ma anche confessio fidei e laus Deo. (cfr. SANT’AGOSTINO, Confessioni)

Quindi sono qui per prendermi del tempo per capire non solo quello che ho sbagliato, ma anche come sono amato e come amo. L’incontro personale non è necessariamente motivo di conversione: posso ricevere affetto e delicatezze squisite senza rendermene conto. Spesso la conversione, la scoperta dell’altro e la riconciliazione non avvengono nella speranza di un incontro, ma proprio a partire da uno sguardo, una parola che mi tocca profondamente e guarisce la mia durezza. Come nel brano del giovane ricco: “fissatolo, lo amò” (Mc 10, 21). Così mi affido pienamente nelle debolezze, accompagnate dalle gioie, dai motivi di gratitudine e da quanto muove il mio cuore. Quindi la confessione è una promessa di bene, perché dichiariamo di credere all’amore di Dio per noi (confessio fidei; cfr. 1Gv 4, 16), per questo a Lui rendiamo lode (confessio laudi) e insieme al nostro desiderio di camminare nella fede, nella speranza, nell’amore, confessiamo il nostro tradimento e i nostri peccati (confessio peccatorum), ciò che in noi manca o è contro la fede, la speranza, l’amore.

Quindi, senza dare per scontato il suo significato, si può approfondire il valore vero presente nella confessione. Scopro cosa si cela nel sacramento per il quale non riesco a dedicare sempre me stesso e il mio tempo.

“È chiamato sacramento della Conversione poiché realizza sacramentalmente l’appello di Gesù alla conversione, il cammino di ritorno al Padre da cui ci si è allontanati con il peccato.

È chiamato sacramento della Penitenza poiché consacra un cammino personale ed ecclesiale di conversione, di pentimento e di soddisfazione del cristiano peccatore.

È chiamato sacramento della Confessione poiché l’accusa, la confessione dei peccati davanti al sacerdote è un elemento essenziale di questo sacramento. In un senso profondo esso è anche una «confessione», riconoscimento e lode della santità di Dio e della sua misericordia verso l’uomo peccatore.

È chiamato sacramento del Perdono poiché, attraverso l’assoluzione sacramentale del sacerdote, Dio accorda al penitente «il perdono e la pace».

È chiamato sacramento della Riconciliazione perché dona al peccatore l’amore di Dio che riconcilia: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (2 Cor 5,20). Colui che vive dell’amore misericordioso di Dio è pronto a rispondere all’invito del Signore: «Va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello» (Mt 5,24) (CCC 1423- 1424)”.

Cosa dice a me questa spiegazione? Che io sia una persona che abitualmente si confessa o qualcuno che ne sente parlare per la prima volta dopo tanto tempo e ne sono incuriosito. Conoscevo la confessione nella realtà profonda sopra chiarita? Ponendomi queste domande riconosco quanto profondamente ho vissuto fino ad ora questo sacramento, provocandomi riesco a riscoprirmi nella confessione.

Nel pratico, come riesco a trovare tempo? Come posso dare spazio dopo aver rivisto l’importanza della Riconciliazione?

Per motivarmi a trovare tempi adatti condivido le mie intenzioni e mi preparo insieme a qualcuno. Riesco ad aumentare il desiderio di vivere un’esperienza, soprattutto di rinascita come la confessione, se non mi limito a tenere per me ciò che provo dentro. Rendo partecipe un amico o una persona cara, qualcuno che tiene a me. Ci accompagniamo vicendevolmente, senza che diventi una confessione di gruppo, condividendo la precedente preparazione, anche per allenare la nostra volontà a fare qualcosa che faccio fatica a fare. La ripetitività può aiutarmi a capire il senso profondo del perché faccio le cose e del perché continuo a farle. Perseverando rafforzo e ravvivo il mio cuore, che percepisce l’impegno a scoprire l’amore che si cela dietro a quello sforzo. Per quanto può essere a volte arduo, lo spirito può essere esercitato, senza che si cada semplicemente nell’abitudine. Fortificando ciò che precedentemente era un peso, riesco ad apprezzarlo e a viverlo come un dono e una realtà d’amore. Non posso lasciarmi abbandonare, posso rialzarmi nonostante tutte le volte che cado, anche se fatico a trovare i tempi e gli spazi adatti. Non desisto di fronte ai problemi, trovando la giusta motivazione a scegliere sempre di nuovo l’amore che mi è offerto.

Federico

Video: FORGIVING FOR JOY | 1. Non ho tempo per confessarmi | G&R

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