Ieri il calendario liturgico ricorda la Famiglia di Nazaret e l’Anno della Misericordia si è declinato nel Giubileo delle Famiglie. Il Papa nell’omelia dice che la vita famigliare è un pellegrinaggio, un cammino fatto di difficoltà e momenti di gioia. Nelle letture vediamo due episodi simili, due famiglie che si recano al tempio di Dio. La via è percorsa insieme, “papà, mamma e figli, insieme, si recano alla casa del Signore per santificare la festa con la preghiera”.
L’agire in relazione, trova la prima e fondamentale espressione nelle famiglie, chiamate a “camminare insieme e avere una stessa meta da raggiungere”. Nella famiglia chi educa e chi è educato avanzano fianco a fianco. Essa è il primo ambiente dove ci si impegna per far scorrere l’amore di Dio, nella formazione.
Tanti gesti d’amore sono possibilità per creare un movimento di grazia nelle famiglie: la preghiera è il modo privilegiato per farlo. I genitori insegnano ai figli a pregare, e li affidano al Signore “come hanno fatto Elkana e Anna, Giuseppe e Maria, perché sia Lui la loro protezione e il sostegno nei vari momenti della giornata”. Fare il segno della croce sulla fronte dei figli e pregare insieme prima dei pasti “sono tutti piccoli gesti, che tuttavia esprimono il grande ruolo formativo che la famiglia possiede nel pellegrinaggio di tutti i giorni”.
Il pellegrinaggio della famiglia è anche il ritorno, lo scendere nella vita quotidiana. Anche la Sacra Famiglia ha fatto così. Soprattuto in questo si impara la gioia del perdono a cui, ci dice papa Francesco, si è educati nella famiglia, luogo dove si sbaglia ma si è sempre amati. Nell’Anno Santo della Misericordia la famiglia è chiamata a questa educazione, all’imitazione delle famiglie che nelle scritture offrono se stesse a Dio. Si riscopre così la necessità della misericordia, vissuta insieme, che suscita perdono e capacità di amare.