Chiara e Luca, due volontari di Giovani e Riconciliazione, hanno condiviso una testimonianza sulle prime esperienze di G&R.
Chiara ha riportato luce alla GMG del 2000. Nella cornice del Circo Massimo un gruppo di ragazzi guidati da un sacerdote, don Luca Ferrari, ha accompagnato i pellegrini al sacramento della Riconciliazione. Da quell’evento è nata la nostra storia.
“Siamo andati a portare questo servizio. […] Non so cosa ci aspettavamo, pensavamo fosse semplicemente il vedere un po’ di persone che si avvicinavano ai confessionali. In realtà ci siamo sorpresi molto quando in quei giorni abbiamo visto veramente un fiume di ragazzi che cantavano, suonavano e che desideravano veramente avvicinarsi alla confessione.”
I penitenti erano davvero tanti, più di quel che ci si sarebbe aspettato. Chiara ricorda di come si facesse di tutto per cercare di indirizzare i ragazzi nei posti giusti, ricorda la folla e la confusione. Ma tutto questo aveva un cuore di grazia.
“A un certo punto girandomi ho guardato cosa stava succedendo nella parte dei confessionali, dove i ragazzi preparavano e accompagnavano i giovani che gli mandavamo e i sacerdoti confessavano, e [facevano] il ringraziamento davanti alla croce. E lì sono rimasta molto colpita perché era tutto un altro clima. Tutte quelle persone così anonime improvvisamente erano diventate dei ragazzi che ti catturavamo molto lo sguardo perché li vedevi cambiare. Vedevi i volti che cambiano completamente e poi gli abbracci con i loro amici, le lacrime sugli occhi… C’era veramente qualcosa che stava succedendo, un incontro reale con il Signore che non avevo mai visto così. E questa cosa mi ha molto colpito perché ho capito che il Signore lo si può veramente incontrare attraverso gli amici, attraverso il sacramento della Riconciliazione. Sono convinta che tante persone che erano lì, tanti ragazzi, abbiamo veramente cambiato la loro vita: è cambiato qualcosa in loro.“
Certe esperienze diventano pietre miliari, fonti vive nella mente e nell’anima.
“Pensando a quella che è stata la mia storia dopo, questo ricordo è rimasto impresso nel mio cuore in modo molto incisivo. E dopo è stato così anche per me, cioè ho conosciuto, ho riscoperto il sacramento della riconciliazione, con un atteggiamento diverso, con una disposizione del cuore diversa. Ancora oggi, far parte di G&R, mi aiuta a stare vicino a questo sacramento con questo animo, sapendo che davvero alcune confessioni mi hanno cambiato la vita, sono state decisive. Mi aiutano a rimanere accanto al Signore nelle mie povertà. Il desiderio che questa grande bellezza possa essere donata anche agli altri è una cosa molto entusiasmante.”
Si rivolge agli amici di G&R: “L’invito che faccio è quello di osservare anche quello che vi capita nelle esperienze che farete perché è molto quello che si può ricevere da questo servizio.”
Luca parla invece della delicata e toccante liturgia penitenziale tenuta nel carcere di Catania, nel 2004.
“Il carcere era un istituto minorile e pensare di presentare la proposta dell’accompagnamento alla riconciliazione, il perdono, a dei giovani privati della loro libertà e che avevano commesso reati anche gravi era una sfida grande e ci poneva anche tanti dubbi e paure.”
Per affrontare una situazione del genere i ragazzi di G&R si sono posti una domanda: “Con quale spirito posso andare io, col mio vissuto, davanti a un giovane che è in carcere a presentare il perdono di Dio?”.
Una volta a Catania, ottenuto il permesso di avvicinare i giovani carcerati, i ragazzi hanno cercato nella preghiera la giusta disposizione del cuore in vista di quell’incontro.
“Credo che quel giorno di preparazione sia stato vissuto in una maniera intensa come uno dei momenti più importanti della mia vita.”
Ogni momento, a partire dall’ingresso, aveva un peso e un’importanza grandi.
“Quando siamo entrati con la croce in carcere abbiamo sentito del rumoreggiare dietro le finestre dove c’erano i ragazzi: non sapevamo ancora come saremmo stati accolti e questo rumoreggiare, queste voci rappresentavano un po’ l’inizio di quello che doveva essere l’incontro con loro. Poi siamo stati 15 minuti in attesa di sapere se qualcuno sarebbe venuto giù. Perché questa esperienza era stata loro presentata, ma non eravamo affatto sicuri che anche loro aderissero. Anche quei 15 minuti di attesa sono stati intensi.”
I ragazzi sono arrivati. L’accoglienza è stata fatta sottolinenando la Verità di quel momento.
“Quando tu ti presenti davanti a dei giovani che sono in carcere, a presentare questa cosa, non è chiaramente un gioco: le parole che tu andrai a dire, il fatto di volergli presentare e vivere il sacramento della riconciliazione non è un gioco e deve essere per forza vissuto in verità. […] Alla fine è stato chiesto loro di aderire o meno a questa proposta. Noi eravamo dieci amici, dei preparatori. È stato chiesto ai ragazzi […] di scegliere ognuno un preparatore e in quel momento c’è stato un po’ di silenzio e nessuno di loro partiva. Poi il primo ha scelto e dopo sono partiti tutti e credo che da lì in poi ci abbia pensato il Signore.”
Luca ha ricevuto una lettera, qualche tempo dopo l’esperienza. Gliel’ha scritta il ragazzo che si è fatto preparare da lui.
“Nel rileggere questa lettera, mi sono fatto la domanda di che fine aveva fatto questo ragazzo e a che fine andava la vita di questi ragazzi. Mi sono chiesto anche se quello che ho fatto 12 anni fa è servito, cioè se è rimasto qualcosa nella loro vita, se è cambiata un po’, da questa esperienza. […] Non so, ma credo di sì.”
Cosa ha lasciato questo incontro nel cuore di Luca?
“La misericordia di Dio è più forte di ogni peccato, di ogni male, è più forte di ogni sofferenza. Poter essere partecipi di questa misericordia per me vuole dire due cose: una grande responsabilità e una grande grazia“ che si possono esprimere in un parallelo con i viaggi in pullman di andata e ritorno verso il carcere: “Il primo viaggio nel silenzio completo, fatto di preghiera, prima di tutto, ma anche di tensione e di paura. Il secondo viaggio, il viaggio di ritorno, [in] un silenzio praticamente come quello dell’andata, ma fatto di sorrisi, gioia, certi di aver visto il Signore che abitava, che aveva agito. Credo che per ciascuno di noi possano valere quest’anno queste due cose: la responsabilità del servizio che stiamo vivendo e la certezza della grazia che ne deriva.”