Carissimi amici,
al termine di questa meravigliosa esperienza appena trascorsa, desideriamo condividere con voi i ringraziamenti di Don Sergio Billi, moderatore di G&R e responsabile del weekend a Roma.
Siamo qui. Incontro dei giovani italiani con il Papa, Roma 11-12 agosto.
«Maestro, dove dimori?». «Venite e vedrete». Erano circa le quattro … della mattina …
Risuona così nei nostri cuori il brano del Vangelo di Giovanni. Quei due discepoli seguirono Gesù quel giorno, erano circa le quattro del pomeriggio, e rimasero con lui. Anche noi lo abbiamo seguito e siamo rimasti con lui, in un modo davvero speciale, fino a circa le quattro di mattina. Durante la notte bianca, notte di veglia e di preghiera, siamo stati con Gesù accompagnando all’incontro con Lui nel sacramento della Riconciliazione centinaia di giovani (la stima che possiamo approssimativamente fare è di 1000 confessioni: più di 40 sacerdoti impegnati per circa 4 ore quasi ininterrottamente, considerando in media 5-6 confessioni in un’ora per sacerdote).
Accompagnando la celebrazione del Sacramento, dagli sguardi, dalla preparazione, dal ringraziamento condiviso, abbiamo assistito a tante confessioni di fede! Nella Confessione in modo speciale il dono della vita di Dio, la passione, morte e risurrezione di Cristo Gesù tocca, trasforma, salva la mia vita ora: confesso, cioè affermo con forza che Dio ama me in modo personalissimo, confesso che voglio amarlo e amare gli altri in Lui, perché l’amore chiama amore, confesso ciò che manca all’amore, ciò che è contro l’amore, cioè i miei peccati.
Il cammino a piedi smuove l’esigenza del cammino del cuore, che serve ogni giorno per imparare a vivere. E la confessione è strumento privilegiato per camminare continuamente nella fede e nell’amore, per cogliere l’invito che il Papa ha rivolto particolarmente ai giovani alla fine dell’Angelus di domenica mattina 12 agosto: «camminate nell’amore», «è buono non fare il male, ma è malo (male) non fare il bene». Proprio anche attraverso la confessione impariamo a credere e ad amare – perché a credere e ad amare si impara – impariamo a fare il bene, a non arrenderci al male, a edificare nel bene la nostra vita, oltre le nostre pochezze, a riconoscere l’opera di Dio in noi e attorno a noi e a corrispondere sinceramente.
L’abbiamo riscontrato nei cammini di chi ci ha fatto sapere che ha trovato frutto nell’utilizzare il percorso penitenziale sul testo del Vangelo di Giovanni che avevamo pubblicato in vista dell’incontro di Roma, l’abbiamo visto nel pomeriggio al Circo Massimo dove abbiamo notato come qualche giovane, avvinandosi ad un sacerdote, ha chiesto con sincera partecipazione, di potersi confessare. E poi l’abbiamo toccato con mano, oltre ogni nostra aspettativa, nelle Chiese di San Gregorio al Celio e di Sant’Andrea della Valle, dove all’inizio ci siamo trovati a governare un’onda che non avevamo immaginato così travolgente.
Non possono non tornarci al cuore e alla mente le parole di San Giovanni Paolo II ad inizio millennio che sono per noi come la sintesi del nostro servizio: «se molti, e tra essi anche tanti giovani, si sono accostati con frutto a questo Sacramento, probabilmente è necessario che i Pastori si armino di maggior fiducia, creatività e perseveranza nel presentarlo e farlo valorizzare. […] I doni del Signore — e i Sacramenti sono tra i più preziosi — vengono da Colui che ben conosce il cuore dell’uomo ed è il Signore della storia» (NMI 37).
Grazie! Al Servizio Nazionale per la Pastorale Giovanile per averci dato l’opportunità di portare il nostro contributo. A chi in questi mesi si è speso per preparare questa festa del perdono. Alle «vele» di G&R che hanno partecipato a Roma o nei cammini delle loro diocesi. Al Movimento Giovani che finalizzando il proprio pellegrinaggio al servizio confessioni ha reso possibile la realizzazione delle confessioni a Roma come è avvenuta. Ai sacerdoti che con cuore hanno confessato nella notte, dando ancora una volta gesti e parole a Cristo Gesù.
Speriamo che l’esperienza di «Giovani e Riconciliazione» possa essere un modo per riscoprire personalmente e nelle nostre realtà ecclesiali il primo tesoro pasquale di Gesù, quello del perdono dei peccati e della pace che lo accompagna, pur nelle fatiche, per poter sperare di amare ed essere amati per sempre, per poter imparare a credere, a fidarsi di Dio, e perché gli uomini, anche nelle loro debolezze, possano in Lui essere affidabili.
Don Sergio Billi