«Giovani e Riconciliazione»
don Sergio Billi
Verona 22 febbraio 2022
Carissimi, scrivo questa lettera ai tanti che come «Giovani e Riconciliazione» G&R in un modo o in un altro si sono spesi nella proposta del sacramento della confessione, a chi in qualche occasione ci ha incontrato, a chiunque è in ricerca e interessato a vivere e testimoniare la gioia della Riconciliazione: vorrei condividere con voi alcuni aspetti del cammino di questi anni, per rendere grazie, per ravvivarne la coscienza e per indicare alcune linee.
Sono ormai più di vent’anni che «Giovani e Riconciliazione» G&R si spende per aiutare soprattutto i giovani a riscoprire il dono della Riconciliazione. Davvero ti benediciamo Signore Gesù per il fiume di bene che abbiamo toccato con mano e a cui, al meglio delle nostre possibilità, abbiamo partecipato. Grazie anche a tutti voi che in un modo o in un altro, in un’occasione o in un’altra, vi siete spesi.
Memoria e rendimento di grazie
A chi di noi ha allora partecipato ricordiamo la grazia dei giorni del Circo Massimo in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù dell’anno 2000: non vogliamo dimenticarlo e vogliamo che lo sappiano anche i più giovani che non c’erano. Quell’occasione stupì tanti, anche gli stessi che avevano chiesto a don Luca Ferrari di pensare la proposta della confessione per i giovani.
Ho personalmente presente le parole del reggente della Penitenzieria Apostolica Sua Eccellenza
mons. Krzysztof Nykiel molti anni dopo quando, presentandolo in un corso nel 2018, disse in riferimento all’esperienza delle GMG del 2000: «se tanti, centinaia di migliaia di giovani, si sono potuti accostare al sacramento della Riconciliazione, lo si deve anche a lui, perché si è messo in gioco, la sua fede e il suo sacerdozio, e quindi è stato sempre presente dove veramente a migliaia di giovani venivano ad accostarsi al sacramento della Riconciliazione». Come sacerdote non posso non meravigliarmi di quanta grazia nascosta o palese ci sia.
Negli anni successivi abbiamo vissuto tante esperienze più grandi o più ordinarie. Penso a Catania 2003, penso alla collaborazione con la CEI per l’incontro dei giovani italiani con Papa Benedetto XVI a Loreto nel 2007 e per il Convegno Eucaristico Nazionale ad Ancona nel 2011. Contestualmente è continuato l’approfondimento teologico su questo modo di vivere e proporre il sacramento della Riconciliazione. Penso alla tesi di dottorato di don Luca del 2004 e a tante occasioni più o meno formali o semplici di convegni, relazioni, incontri, testimonianze. Negli anni, in alcuni luoghi, in particolare ad esempio Catania, Acireale, Salerno, Como, Verona sono state vissute varie esperienze e si sono costituiti per anni gruppi stabili di servizio, che abbiamo chiamato «vele».
Poi pensiamo al coinvolgimento con il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione nell’iniziativa delle «24 ore per il Signore» voluta da Papa Francesco dal 2014. Momento speciale è stato il Giubileo della Misericordia 2015-2016, che ci ha visti impegnati in tanti luoghi in Italia per vivere la «festa del perdono» accompagnando alla confessione e per approfondimenti e testimonianze. Da quell’anno don Luca fu nominato «Missionario della Misericordia». Risale a quell’anno anche la pubblicazione di Misericordia per tutti. Poi nell’estate del 2018 abbiamo fatto servizio in una notte bellissima in occasione dell’incontro dei giovani italiani con Papa Francesco a Roma in cui nelle Chiese di San Gregorio al Celio e di Sant’Andrea della Valle abbiamo accompagnato alla confessione tantissimi giovani fino al mattino.
Muovere la cultura
Oltre a questo, negli ultimi anni abbiamo cercato di muovere la cultura su questi temi anche esplorando nuovi modi: il corso base con video, attività, approfondimenti, in collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione (https://giovaniericonciliazione.it/ilcorso/), video, articoli, social (penso al progetto multipiattaforma «forgiving for joy» https://giovaniericonciliazione.it/notizia/forgiving-for-joy-introduzione/). Persino in questo tempo segnato dall’esperienza del Covid abbiamo trovato strade apprezzate per favorire l’esperienza della riconciliazione tra le persone, nelle famiglie, nelle comunità (ad esempio https://giovaniericonciliazione.it/pasqua2020/).
Di generazione in generazione:
credere al dono di santità e scommettere sulla vita di comunità
Davvero c’è tanto di cui rendere lode e di cui fare memoria viva. In particolare, una cosa preziosa di questo cammino è stata l’attenzione a coltivare il continuo passaggio generazionale, che sappiamo essere una grande sfida. Negli anni abbiamo sempre cercato e siamo riusciti a coinvolgere i più giovani in responsabilità reali: penso in particolare a Reggio Emilia all’esperienza del Consiglio.
Un aspetto significativo maggiormente chiarito negli anni è il rapporto con il Movimento Familiaris Consortio, nato dal carisma di don Pietro Margini, di cui recentemente a Reggio Emilia si è chiusa la fase diocesana del processo di beatificazione. In particolare penso si possano rinvenire due pilastri, che ritengo abbiano un ruolo importante, essi appartengono alla vita della Chiesa e possono essere significativi per aiutare tutti a riscoprire il tesoro della riconciliazione: credere al dono e alla vocazione alla santità e credere alla vita di comunione in comunità.
G&R: gruppo e metodo
Negli anni si è sempre più chiarito un aspetto che abbiamo approfondito nei nostri documenti (cfr. G&R, Regola). L’esperienza di G&R si articola tra la dimensione di «gruppo» e quella di «metodo». In occasioni particolari, in cui è maggiormente implicata una responsabilità operativa ecclesiale, c’è bisogno di qualcuno che risponda del servizio e che identifichi le persone preparate che possano svolgerlo, in una prospettiva autenticamente ministeriale. Allo stesso tempo nella vita ordinaria di tante persone e comunità, il metodo di G&R è diventato e può diventare davvero uno stile prezioso in cui vivere il sacramento della Riconciliazione. L’abbiamo visto anche in questi anni del Covid in cui l’esperienza della confessione è stata ulteriormente provata ed in cui la possibilità accordata dalla Penitenzieria Apostolica e dai vescovi di utilizzare anche la forma del rito con la confessione e l’assoluzione generale ha aperto a tante riflessioni.
I punti qualificanti
Il nostro metodo ci ha permesso negli anni di toccare tante dimensioni essenziali del sacramento che spesso sono rimaste e rimangono in ombra e di goderne i frutti nella vita personale, delle famiglie, delle comunità. Penso davvero non dobbiamo abituarci a questo o darlo per scontato. Ne indico alcune, che sono espresse similmente anche nei nostri documenti (cfr. G&R, Regola):
- «La coniugazione della dimensione personale e comunitaria del Sacramento della Riconciliazione. Nei legami che uniscono l’umanità e, in modo propriamente sacramentale, la Chiesa, la grazia e il peccato di uno hanno una eco per tutti e viceversa: questo implica la partecipazione di tutti alla riconciliazione e alla conversione di ciascuno;
- La sottolineatura dell’elemento evangelico della festa del perdono in cielo e sulla terra. Le parole di Gesù a riguardo sono paradigmatiche: «c’è più festa in cielo per un solo peccatore che si converte che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione»;
- L’annuncio della Parola di Dio che tocca il cuore e muove al pentimento, alla conversione, alla gratitudine: l’annuncio della Parola di Dio accompagna la celebrazione di ogni sacramento e ne costituisce parte essenziale. Com’è possibile che ci siamo abituati per tanto tempo alla confessione senza un reale ascolto della Parola di Dio nelle Sacre Scritture lette nella fede della Chiesa?!
- L’attenzione alla dignità della dimensione liturgico-celebrativa per la fruttuosità del Sacramento: la dimensione sacramentale dell’esistenza cristiana chiede che il segno celebrativo sia ben fatto per poter veicolare più efficacemente il dono di grazia;
- La dimensione vocazionale dell’esperienza della misericordia: l’esperienza rinnovata della misericordia, dell’amore che supera il male, apre al coraggio ed allo slancio necessari per il dono irrevocabile della vita nella propria vocazione e dona la certezza che la debolezza, anche la più grave, non impedisce di sperimentare, nella fedeltà di Dio, la sua opera che si compie gradualmente in noi;
- Il senso del Sacramento della Riconciliazione come cammino I sacramenti non sono punti isolati nella vita del cristiano, ma si inseriscono nel continuo cammino del discepolo e della Chiesa; così pure il Sacramento della Riconciliazione non è semplicemente un atto che cancella qualcosa, ma un momento di trasformazione della nostra vita in Dio. Ognuno può essere accolto nella Riconciliazione e anche qualora non sussistessero le condizioni per il ministro di impartire l’assoluzione, ciò non vuole dire che non sia in atto un cammino autentico e che il penitente, pur non godendo di tutti gli effetti del sacramento, non partecipi in qualche modo alla Riconciliazione sacramentale;
- La catechesi, la formazione, l’educazione delle coscienze. La vita sacramentale matura dove ci sia una sufficiente formazione e l’impegno ad approfondire e a conoscere la propria fede. La fede è una relazione viva e ogni relazione è personale: non è possibile vivere la fede semplicemente imitando forme, per quanto necessarie, e oggi meno che in altri tempi. C’è bisogno di diventare personalmente e comunitariamente esperti di ascolto, di discernimento, di una preghiera che sappia meditare e leggere con intelligenza la realtà.
Un sogno piccolo e grande
Personalmente mi sembra di vedere alcune cose che vorrei condividere con voi. Dove e come oggi tendenzialmente viene vissuto il sacramento della Riconciliazione? Mi pare ci siano alcune situazioni: alcuni momenti speciali, come esercizi spirituali, percorsi di riscoperta e di approfondimento della fede; alcuni luoghi speciali, come santuari, mete di pellegrinaggi; l’esperienza di alcuni sacerdoti, per un motivo o per un altro, particolarmente dediti a questo sacramento. Penso che parte della difficoltà ad apprezzare il tesoro della Riconciliazione sia dovuta al fatto che, similmente ad altri sacramenti ma forse ancora di più, non ha ordinariamente un tempo, una situazione, uno spazio in cui venga riconosciuto e vissuto come decisivo nella vita di una comunità di fede. Negli anni si è insistito tanto sulla riscoperta della domenica, del giorno del Signore, della Pasqua settimanale, della centralità della celebrazione eucaristica in una comunità. Ovviamente non è bastato dirlo perché si realizzasse: ci sono fatiche ma ci sono anche esperienze significative a riguardo che portano frutti. E per la Riconciliazione? Solitamente, chi ha dedicato energie a questo sacramento, ha percorso lodevolmente alcune strade: penso in particolare alla disponibilità personale di qualche sacerdote confessore, concertata anche tra confratelli, e la preparazione di alcune occasione particolari nei momenti forti dell’anno liturgico, soprattutto in preparazione al Natale ed alla Pasqua.
In questi anni, come penitente, come sacerdote confessore, nella responsabilità che mi è stata data per G&R, ho maturato un sogno. Forse a qualcuno sembrerà piccolo, a me pare grande. Il mio sogno è che una comunità di fede, pochi o tanti che siano che condividano un cammino, possano pensare e vivere il momento della confessione come momento personale e comunitario che rientra nel ritmo ordinario della vita delle persone, delle famiglie, delle comunità. Avere un momento mensile, semplice, in cui trovarsi come comunità in un clima disteso e bello di preghiera, condividere con un fratello nella fede, con un amico, tra sposi la lettura del Vangelo, una risonanza, vivere la preghiera di intercessione gli uni per gli altri, prendersi un tempo di silenzio in cui esaminarsi in coscienza riguardo come ho vissuto queste settimane per imparare a riconoscere Gesù presente e a fare discernimento, celebrare personalmente il sacramento della Riconciliazione. Mi sembra che una modalità come questa incrocerebbe davvero la ricchezza di questo sacramento!
Penso che noi abbiamo questo tesoro, penso che forse rischiamo di abituarci, penso che possiamo metterlo per così dire più a sistema e a servizio nella vita delle comunità locali. Viviamolo!
Uniti in Cristo Gesù
Don Sergio Billi
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