“Cari fratelli, possiate aiutare ad aprire le porte dei cuori, a superare la vergogna, a non fuggire dalla luce. Che le vostre mani benedicano e risollevino i fratelli e le sorelle con paternità; che attraverso di voi lo sguardo e le mani del Padre si posino sui figli e ne curino le ferite!” ha detto Papa Francesco ai 1071 sacerdoti inviati in tutto il mondo come Missionari della Misericordia, che hanno ricevuto il loro mandato nella messa del Mercoledì delle Ceneri. Così comincia la Quaresima dell’Anno Giubilare.
I Missionari della Misericordia – tra cui don Luca Ferrari – saranno a servizio dell’amore di Dio, in particolare attraverso la Riconciliazione. Il Papa, nell’omelia di mercoledì ripete l’invito di San Paolo: “Lasciatevi riconciliare da Dio”. E’ un appello solenne, diretto ai cuori di tutti. “Cristo sa quanto siamo fragili e peccatori, conosce la debolezza del nostro cuore; lo vede ferito dal male che abbiamo commesso e subìto; sa quanto bisogno abbiamo di perdono, sa che ci occorre sentirci amati per compiere il bene. Da soli non siamo in grado: per questo l’Apostolo non ci dice di fare qualcosa, ma di lasciarci riconciliare da Dio, di permettergli di perdonarci, con fiducia, perché «Dio è più grande del nostro cuore» (1Gv 3,20).”
Il nostro compito è quello di riconoscerci bisognosi di misericordia. In questo i 1071 sacerdoti inviati dal Papa saranno vicini ai fedeli, saranno bocca per la voce di Cristo e braccia per l’abbraccio del Padre.
I Missionari, con questo compito specializzato, potranno aiutare a superare gli ostacoli che abbiamo nel cuore di fronte al bisogno di misericordia. “C’è la tentazione di blindare le porte, ossia di convivere col proprio peccato, minimizzandolo, giustificandosi sempre, pensando di non essere peggiori degli altri […] Un altro ostacolo è la vergogna ad aprire la porta segreta del cuore.” Il Papa dice che la vergogna è utile quando ci dice che vogliamo allontanarci dal nostro peccato, ma non deve opprimere e soffocare il cuore nella paura. “E c’è una terza insidia, quella di allontanarci dalla porta: succede quando ci rintaniamo nelle nostre miserie, quando rimuginiamo continuamente, collegando fra loro le cose negative, fino a inabissarci nelle cantine più buie dell’anima. […] Non rimanere in sé stessi, ma andare da Lui! Lì ci sono ristoro e pace.”
Il secondo invito del Papa è citato dal profeta Gioele: “Ritornate a me con tutto il cuore”. Dobbiamo ritornare perché ci siamo allontanati, non solo da Dio ma da noi stessi e dagli altri. “Accanto a questa storia di peccato, Gesù ha inaugurato una storia di salvezza.”
Il Santo Padre ci ricorda tre rimedi a questa lontananza, tre strade in cui camminare nella Quaresima. Preghiera, carità, digiuno. La preghiera “è l’incontro personale con Lui, che accorcia le distanze create dal peccato.” La carità vera “non è un atto esteriore, non è dare qualcosa in modo paternalistico per acquietarsi la coscienza, ma accettare chi ha bisogno del nostro tempo, della nostra amicizia, del nostro aiuto. È vivere il servizio, vincendo la tentazione di soddisfarci.” Il digiuno serve per “togliere qualcosa dalla nostra tavola e dai nostri beni per ritrovare il bene vero della libertà.”
Ritornare a Dio con tutto il cuore ci chiede di muoverci dal profondo di noi stessi. Chiede una vera conversione, una vera fede nella potenza di Dio sul nostro peccato. “La Quaresima sia un tempo di benefica “potatura” della falsità, della mondanità, dell’indifferenza: per non pensare che tutto va bene se io sto bene; per capire che quello che conta non è l’approvazione, la ricerca del successo o del consenso, ma la pulizia del cuore e della vita; per ritrovare identità cristiana, cioè l’amore che serve, non l’egoismo che si serve.”
Tutto questo è possibile nella comunione della Chiesa.